Edoardo e Samuele - Nati Prima

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- Edoardo e Samuele -

Vi presento Edoardo e Samuele,nati alla settimana 33 di una gravidanzaserena,anche se sapevo che sarebbero nati prima perché all’improvviso,durante uno degli ultimi controlli bisettimanali,le dottoresse mi preannunciarono: “stanno crescendo troppo poco,a breve saremo costretti a fissare la data perché in pancia non stanno più ricevendo il nutrimento di cui hanno bisogno”.  Mi fissarono la data per il 25 luglio,erano i miei ultimi giorni di lavoro..si,perché loro mi hanno sempre permesso di fare tutto,ogni giorno andavo e venivo da Bologna in auto,al terzo mese abbiamo fatto un bellissimo viaggio in Lapponia,siamo andati ai più svariati concerti.Io stavo bene e le dottoresse,che mi vedevano ogni 2 settimane, mi appoggiavano e mi dicevano:”devi fare ciò che ti fa star bene”..e io cosi ho fatto,ho sempre seguito il mio istinto e ogni volta che mi si presentava qualcosa chiedevo a loro il permesso ed era come se mi rispondessero da lì dentro: “ok mamma,se questo ti fa star bene,allora stiamo bene anche noi,vogliamo una mamma stanca ma serena”. Si,perché con il passare dei mesi,poi il caldo,la pancia iniziava a farsi sentire,anche se non era una pancia enorme,comunque pian piano stavo entrando nell’ordine di idee che molto presto avrei dovuto fermarmi.  Era il 3 luglio e iniziavo il mio periodo di maternità,avevo ancora davanti un bel po di tempo per organizzare casa,preparare le valige,suddividere le loro tutine nei vari sacchetti.Ero a casa e libera,era giunto il momento di dedicarmi completamente a loro. Continuavo a far tutto: corso preparto,lunghe camminate ogni sera,ma non mi sentivo mai sola perché loro erano sempre con me e ormai riuscivo a distinguerli bene, tanto che avevo già deciso chi era chi immaginando anche i loro temperamenti. feto a era il più ribelle,lui si muoveva tanto ed era vivave, mentre feto b era più tranquillo ma era anche chi dei 2 era più “comodo”.  Penso di aver fatto la maternità più breve della storia:la notte tra il 10 e l’11 luglio mi svegliai come ogni notte ormai per andare in bagno,ma questa volta trovai la sorpresa:perdite rosa. Continuavo a star bene,non avevo nessun tipo di dolore ma non so perché,questa volta l’istinto mi portò a preparare la valigia (la mia non era ancora pronta). Iniziai a riporre tutte le cose che avevo lavato e preparato ma che erano ancora sparpagliate per casa, e tornai a dormire. La mattina mi svegliai con mio marito per salutarlo prima che andasse al lavoro e gli dissi che forse sarei andata al pronto soccorso perché la notte avevo avuto delle perdite. Qualche momento dopo iniziarono i dolori,quelli che non avevo mai avuto per tutti quei mesi.Fortunatamente era ancora a casa,si offrì di accompagnarmi perché avrei dovuto andare in macchina da sola e anche lui sentiva questa volta qualcosa di “strano”. Arrivata in ospedale,credevo sarei rimasta lì al massimo per un paio d’ore,invece quando la dottoressa mi visitò il suo volto mi disse più di mille parole. Feto a aveva rotto il sacco.  Sarei rimasta in ospedale e a breve avrei dovuto affrontare il cesareo già programmato per 2 settimane dopo.  Mi diedero una stanza singola,come da prassi in caso di gemelli,e dopo qualche ora avevo già la mia roba in stanza,portata da mio marito.  Riuscii a resistere una lunga settimana,credo che la mia pancia sia cresciuta a dismisura in quei 7 giorni.  Passavo il tempo a parlare coi miei bambini tra un monitoraggio e l’altro.Finalmente il 17 mattina si erano liberate un paio di cullette e mi annunciarono che di li a breve mi avrebbero portata in sala operatoria. Alle 12:43 e alle 12:44 Edoardo e Samuele vennero al mondo,1660 e 1710 kg di voglia di vivere.  Fortunatamente non si riscontrarono problemi,dovevamo aspettare che prendessero un po’ di peso e imparassero a mangiare. La prima volta che li ho visti è stato in foto,ero serena perché non mi sembravano così piccoli. Il giorno dopo ero in piedi dolorante ma la voglia anche solo di vederli era talmente tanta che ebbi la forza di andare fino in tin da sola.  Quando fui li feci fatica a trattenere le lacrime ma fui forte: nessun pianto,non volevo che le infermiere si accorgessero che stavo male,erano molto più minuscoli di quanto avevo immaginato. Un paio di giorni dopo,seduta a contemplare le “culle di vetro” in penombra,si avvicinarono due figure..ci presentammo,era la psicologa e  una mamma che qualche anno prima aveva avuto un parto pretermine.Loro non lo sanno,ma quel giorno mi hanno aperto le porte della speranza,la speranza di avere presto tra le mie braccia i miei bambini. So che quando sei in tin possono presentarsi le peggiori situazioni,ma in quel momento non riuscivo a capire perché una madre non potesse tener subito tra le sue braccia suo figlio. Sono grata a tutte quelle infermiere,dottori e chiunque si sia preso cura di loro in quei 23 giorni. E che ancora continuano a farlo,perché siamo tutt’oggi seguiti dal reparto. Non smetterò mai di ringraziare per tutta la cura e la dedizione che ci hanno messo,proprio come se fossero i loro figli. Solo oggi,dopo 2 anni,posso dire di aver conservato il ricordo in un angolo sempre vivo del mio cuore.Mi giro e guardo 2 bambini grandi e felici e non faccio altro che ringraziare la vita per avermi fatto il dono più bello che potessi mai desiderare.   
Spero possa andar bene!
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